La battaglia per l'utero



 

Ogni volta che si parla del corpo della donna scendono puntualmente e particolarmente agguerrite in campo le fazioni che, abbandonando il dialogo, o meglio neppure lo prendono in considerazione, danno inizio alle solite guerre ideologiche. Mi sto riferendo alla proposta di Giorgia Meloni di rendere la pratica dell'utero in affitto un “reato universale”. Non entro nel discorso “legge” perché non è il mio campo, ma osservo e noto come immediatamente la opposta ideologia si scaglia mettendo in campo tutte le armi per sottolineare con forza il diritto alla maternità.

Tutte le volte che si parla di questo argomento entrano in gioco gli schieramenti quasi si fosse su un campo di battaglia stereotipato e preorganizzato, le battaglie civili non sono una partita di pallone, ma un diritto e un dovere per uno stato democratico. Ciò che è davvero intollerabile è l’etichetta che subito ti appiccicano quando apri bocca: se sei contro l'utero in affitto sei di destra, ultraconservatore e bigotto, viceversa se sei pro allora sei di sinistra, progressista e aperto ai diritti. Dove mi collocate se affermo di essere per la libertà di amarsi a prescindere dal sesso e dall’orientamento? Ma se poi vi aggiungessi che le adozioni per le famiglie dello stesso sesso sono auspicabili solo se ci sono due mamme una delle quali partorisce col proprio utero? E se infine, per giungere al tema del momento, affermassi di essere contro l’utero in affitto perché è crudele verso la donna che deve privarsi del bambino che ha tenuto in grembo quando, oltretutto, ci sono tanti orfani da adottare?

Cerchiamo di rendere più facile l’adozione e smettiamola di strumentalizzare l'utero per scopi diversi. Affermando tutto questo, voi etichettatori seriali in quale casella mi mettereste? Difficile vero? Considerare le situazioni cum grano salis è diventato un esercizio fuori moda. Solo il dialogo tra politici donne, perché non dimentichiamo che l'utero è un organo femminile e solo chi lo possiede sa cosa significa portarselo dietro per tutta la vita e nelle sue diverse fasi, solo il dialogo produttivo può trovare una risposta. Solo l'atteggiamento di chi si interroga senza preconcetti può giungere ad un risultato accettabile, senza scordare che la maternità è un diritto della donna, e del bambino che nascerà, ma non scordiamo che è necessario anche arrendersi al corpo: la sterilità non è uno stigma ma l'opportunità per essere madri di un orfano.


Maria Giovanna Farina (Il Mattino di Foggia, 25 aprile 2022)