Il buonismo della sinistra? Colpa del senso di colpa

 

 Negli ultimi anni e negli ultimi giorni si percepisce una tendenza generale di profonda delusione nei confronti della classe politica, soprattutto della sinistra, dove la delusione diventa amarezza e disappunto. Questo sentimento si fa più lacerante per chi ha creduto nei comunisti, dal PCI alle formazioni da esso scaturite.

La mia è un’osservazione critica ma libera da preconcetti, soprattutto politici, nata dall’esigenza di comprendere, e far comprendere, qualcosa di più della deriva culturale e politica della cosiddetta sinistra. Esigenza nata anche dalle domande che mi pongono tante persone nei momenti di dialogo sia filosofico che occasionale: perché i comunisti sono così politicamente deludenti? Perché mentre sono al governo aumentano le tasse ai lavoratori e quando sono all’opposizione promettono battaglie mostrando preoccupazioni per le loro sorti? Karl Marx che nel Manifesto del partito Comunista del 1848 scriveva: “La rivoluzione comunista è la più radicale rottura con i tradizionali rapporti di proprietà; nessuna meraviglia che nel corso del suo sviluppo si rompa con le idee tradizionali nella maniera più radicale”. E’ da questa rottura che prende le mosse il malessere comunista esploso negli ultimi anni e riconoscibile attraverso certe posizioni di incoerenza dei suoi leader. In Eros e civiltà Marcuse analizza il senso di colpa post-rivoluzionario francese definendolo “Termidoro psichico”. Il Termidoro nel calendario giacobino era il mese di luglio, il mese della rivoluzione francese. L’aver realizzato il massacro delle teste coronate avrebbe creato quel senso di colpa inconscio di freudiana memoria che per essere tenuto sotto controllo avrebbe portato alla Restaurazione, vale a dire al ritorno sui troni d’Europa delle monarchie. Che dire del fatto che proprio i comunisti amavano tanto Marcuse? Forse il senso di colpa già insidiava la loro anima?

Il senso di colpa inconscio è un fattore inibente, la persona che ne è fortemente condizionata non riesce ad andare avanti, i passi della sua vita diventano pesanti fino a bloccarsi. Per dirla semplicemente tende ad auto-screditarsi attraverso comportamenti controproducenti, cerca di piacere a tutti senza piacere a nessuno, si tiene buona l’autorità a causa del senso di colpa che agisce come un “rimordere di coscienza”. Possiamo così considerare i vari coming-out religiosi, quell’ostentazione nell’apprezzare i credenti, di certi capi (ex) comunisti, come il tentativo di tenere buona la coscienza morale. Poiché il senso di colpa non è di facile risoluzione senza una buona analisi, la loro ansia di omologazione religiosa e sociale li spinge a scegliere di schierarsi dalla parte degli ultimi senza mai riuscirci, li spinge a promettere una utopica giustizia sociale, li porta a mostrarsi democratici ad ogni costo, ma è solo una maschera tragica che nasconde la coscienza ferita. Degno di nota è questo voler mostrarsi democratici fino all’estremo come quando difendono i diritti di chi non osserva le leggi. Ma il democratico non era quello che stava dalla parte del popolo? Chi è davvero democratico non ha bisogno di certe dimostrazioni…e si finisce ancora nel senso di colpa!

Maria Giovanna Farina (Il Giornale, 22 aprile 2008)



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