Il ping pong del dialogo



 

Il ping pong dell'opinione è entrato, come ci si poteva aspettare, anche in questa guerra. Quando diciamo “questa” sappiamo tutti che stiamo parlando della guerra in Ucraina e non solo perché è più vicina a noi rispetto agli altri 59 conflitti in giro per il mondo, ma per il fatto che se ne parla ventiquattro ore al giorno. Uso per scelta il termine opinione rifacendomi a Platone il quale sottolineava la distinzione tra questo ultimo e la parola idea. È importante sapere che per il filosofo ateniese l'idea era espressione della vera conoscenza, la rappresentante di quel mondo ideale a cui rifarsi se ci si vuole avvicinare alla verità. L'opinione la può esprime chiunque, essa è espressione dell'arbitrio, del dire quello che si pensa senza fondamenti scientifici. Una premessa, questa, fondamentale se ci si vuole inoltrare in un dialogo capace di portarci al miglior risultato possibile. Il dialogo, già, quel malato grave di cui si tessono le lodi per tentare di trovare la pace. Il dialogo è moribondo a causa anche del ping pong delle opinioni, posizioni di parte prese per buone senza conoscere la verità: il dialogo soffre e si annichilisce a causa della esagerata esposizione mediatica dell'opinione.

Ma finalmente giunge ciò di cui avevamo bisogno. Grazie alle parole di papa Francesco pronunciate nell'Angelus di domenica 27 marzo, ora possiamo parlare della guerra in Ucraina più tranquilli e più liberi dagli etichettatori seriali? Nello scorso 15 marzo sempre su queste pagine chiedevo l'intervento di un mediatore neutrale e libero quindi da interessi di parte... sono felice per le parole di Sua Santità C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono. La guerra non devasta solo il presente ma anche l’avvenire di una società.” In questo stralcio del suo discorso c'è la nostra possibilità di proporre idee senza la paura di essere tacciati come pro Putin o pro Nato, si possono quindi ricordare le guerre che insanguinano e hanno insanguinato il mondo e l'Europa senza più fraintendimenti. Si può dire che i Balcani hanno sofferto i bombardamenti così come soffre ora l'Ucraina, si può dire che per fare la pace è necessario ricordare che le parole sanno diventare armi (Gorgia docet), si può invocare la neutralità senza paura di essere considerati vili. Si può gridare che i potenti decidono e i poveri muoiono: lo si può fare perché queste sono idee.



Maria Giovanna Farina (Il Mattino di Foggia,29 marzo 2022)