A chi spetta mediare la pace



 

In questi giorni da più parti si invoca la pace ed è naturale in un momento così drammatico per noi impotenti osservatori, uomini e donne delle diverse nazioni europee, della guerra in Ucraina. La pace è una condizione di armonia e contemporanea assenza di conflitti, una circostanza che da quando esiste l'essere umano sulla Terra si alterna alla guerra: è sufficiente aprire i libri di storia per rendersi conto dei conflitti armati che hanno costantemente insanguinato la vita dei popoli. Allora la pace è un'utopia? Come dice la parola stessa un non luogo, l'angolo dell'inesistente? No, la pace si può perseguire a partire dal voler sanare un litigio tra due vicini di casa a causa, magari, di rumori molesti di uno dei due, fino a giungere a farsi garanti della pace tra stati in preda alle loro reciproche, o unilaterali, mire espansionistiche.

Pensando alla pace, mi è tornata in mente una nota querelle avvenuta nel '700, una diatriba come si usa dire oggi, tra due uomini di scienza e pure filosofi, ossia tra Newton e Leibniz: ebbene anche i filosofi litigano! La disputa si è basata sulla presunta paternità, o maternità come meglio sarebbe da definire, del calcolo infinitesimale su cui si fonda lo sviluppo di buona parte della matematica moderna. Ve la faccio breve perché la questione è durata parecchio tempo e non posso dilungarmi in sottigliezze, in pratica entrambi sostenevano di aver inventato il famoso calcolo. Dapprima il dubbio si insinuò privatamente tra i due con l'appoggio di chi stava dalla parte dell'uno e chi da quella dell'altro, ma poi la situazione degenerò e la disputa si aggravò giungendo a livello internazionale fino alla Royal Society di Londra: alla fine Leibniz venne accusato di plagio... La conseguente rottura “matematica” tra Gran Bretagna e Germania durerà in Europa più di un secolo a causa anche del successo incontrato dai matematici e sostenitori del tedesco Leibniz. Come lessi nel mio vecchio manuale di filosofia, Newton soffrì moltissimo per questo increscioso conflitto, ebbe infatti due colassi nervosi e non si ristabilì mai del tutto: pensare che scoprì la legge di gravitazione universale, si poteva immaginare una simile fragilità interiore in un grande scienziato di successo?

In realtà i due contendenti giunsero alla stessa conclusione senza copiarsi, ciò è accaduto e accadrà tra gli studiosi di ieri come a quelli di domani, ma se i contendenti sono appoggiati dalle rispettive fazioni non si può giungere alla pace e la guerra, seppur nel caso dei due scienziati era solo di carattere culturale, può durare a lungo.

La pace deve essere sostenuta e promossa da un terzo soggetto carismatico e neutrale che non abbia interessi di parte e che per questo non alimenti l'incendio della guerra: trovare il terzo neutrale e necessariamente carismatico è il compito di chi, essendo in pace, ha la tranquillità per rifletterci ed il potere per proporre una scelta. Io un'idea ce l'avrei, ma questa è un'altra storia.


Maria Giovanna Farina (Il Mattino di Foggia, 15 marzo 2022)