Donne
uomini della crisi
E ra
il 1973 l'anno in cui iniziò la crisi, molti governi per
risparmiare sui carburanti saliti alle stelle per cause
geopolitiche introdussero con il termine austerity il divieto
di usare mezzi di trasporto privati nei giorni festivi, i
cinema chiudevano alle 22.00 e le trasmissioni televisive si
concludevano prima delle 23. L'anno dopo, il '74, vide un
allentamento: ad esempio si circolava la domenica a targhe
alterne, l'ultimo numero della targa decretava la tua libertà
di movimento. Dopo quegli anni in cui si comprese quanto fosse
difficile vivere in crisi si avvicendarono anni di benessere
dove sembrava che tutto, o quasi, si potesse risolvere. E
giungiamo al 2008 dove la crisi finanziaria originatasi negli
USA fece sentire la sua nefasta influenza in tutto il globo, ma
di lì a poco nel 2013 un'altra crisi quella del mercato
immobiliare giunse come una potente tegola sempre dagli USA a
rimettere in crisi una crisi che stava un po' avviandosi verso
il suo superamento. Non molti anni dopo un 2019 di grandi
speranze arrivò il Covid ed appena uno spiraglio di
dice: “dai, che forse ne usciamo”, una nuova crisi
quella dell'Ucraina, dormiente ma non troppo sotto la cenere,
sta già dando contraccolpi ai nostri prezzi energetici.
Un
amico mi disse anni fa di non vedere il lato negativo, siamo
donne e uomini della crisi e crisi come ci dice la sua origine
greca significa scelta, decisione, fase decisiva di una
malattia. In effetti in ambito medico la crisi rappresenta il
punto critico da cui deriva la guarigione o la morte del
malato. La crisi deve essere vista quindi, al di fuori del
campo medico, anche come una opportunità, quella di
guarire perché si è trovata una “cura”,
una soluzione per non ricadere nella crisi. Ogni organizzazione
sociale attraversa periodi di crisi, le cose non vanno sempre a
gonfie vele questo ci è noto, ma le crisi degli ultimi
anni stanno portando grande povertà ai popoli, del resto
quando si passa da una crisi all'altra con così tanta
velocità più che di crisi si deve parlare di
malattia conclamata. Come direbbero gli antichi Latini: Cui
prodest? A chi giova? Non certo a noi poveri esseri umani alla
ricerca di una sopravvivenza dignitosa mentre siamo sempre più
vittime sacrificali di una tempesta perfetta.
Maria
Giovanna Farina (Il Mattino di Foggia, 24 febbraio 2022)
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