Il duro mestiere del provocatore



 

In Italia il capostipite della provocazione vincente e che ha fatto scuola credo sia stato Vittorio Sgarbi. Tutti lo seguiamo dai suoi esordi al Costanzo Show quando lanciava dure invettive contro un noto personaggio dell'arte. Erano gli anni '80 e la carriera del noto Vittorio è davvero cresciuta. Sto scrivendo queste considerazioni nelle vesti di analista della comunicazione e senza nessuna volontà né di criticare né di elogiare il noto personaggio dello star system, lo uso solo come modello. Una cosa credo sia inoppugnabile, Sgarbi è un conoscitore della storia dell'arte per cui al di là di ciò che pensa e dice, soprattutto come lo dice, è un esperto riconosciuto. Ciò che mi preoccupa è il dilagare dei suoi emuli, troppo spesso non altrettanto degni. C'è chi infatti cercando di imitarlo pensa, solo perché urla improperi, non c'è bisogno di farlo ad alta voce spesso si gridano anche solo con la scrittura, di poter far la stessa carriera. Ma non è così semplice, magari facendo rumore con argomenti scottanti si riesce ad emergere o ad aumentare la propria fama: il problema è rimanere a galla e raggiungere il modello che si vuole imitare.

Spesso gli aspiranti provocatori di professione hanno un grave difetto: non sono originali; non sono il modello ma, come direbbe Platone, la sua pallida copia sbiadita e ciò conferisce loro una certa componente patetica. Essi sono quasi sempre delle nullità che cercano di emergere a colpi di provocazioni confuse, contraddittorie e che si avvitano attorno un "non so ben cosa dire, allora dico cazzate". E allora ricorriamo ad un filosofo nato nel 360 a.C. Pirrone di Elide, il capostipite della scuola scettica. Questo filosofo introdusse la sospensione del giudizio (in greco epoché), sosteneva infatti che quando ci si trova dinnanzi a qualcosa per cui non siamo in grado di dare un giudizio di un certo valore è meglio sospendere temporaneamente di proferire. Vorrei far notare che epoché non è paragonabile al no comment in quanto quest'ultimo significa che non esprimo giudizio, mentre epoché è una sospensione temporanea per farsi un'idea consona ed intelligente su ciò di cui andremo a parlare.

Desidero, per concludere, donare due suggerimenti: se volete provocare per fare successo è necessario avere alle spalle non solo un certo grado di cultura per rimanere a galla nel caso la vostra carriera di provocatori avrà riscontro, ma sono necessarie anche idee chiare su da che parte stare: cambiare di continuo argomento nuoce gravemente al progetto. Poi avrei altri suggerimenti, ma preferisco tenerli per me qualora mi venisse voglia di iniziare a provocare.



Maria Giovanna Farina (Il Mattino di Foggia, 10 maggio 2022)