Draghi, il Socrate tra i Sofisti
Mario Draghi rinuncia allo stipendio da Premier, 80 mila euro annui, con una dichiarazione firmata il 5 maggio scorso va oltre la diminuzione del 20% praticata da Giuseppe Conte sul proprio compenso quando era il Capo del Governo e diventa il presidente del Consiglio volontario. Che figo, mi vien da dire ma non posso, da filosofa devo mantenere un aplomb austero... ma chi lo dice che devo essere impeccabile nell'eloquio forbito donatomi dai miei studi? Ormai l'ho detto e ne vado fiera. Draghi, da me definito al suo esordio come un deus ex machina, non è solo l'uomo del miracolo messo in campo da una scelta propizia, da un intervento quasi divino che solo a pronunciare il suo nome l'economia inizia a progredire, no, egli è pure la nuova morale di chi per il bene del Paese, il vero bene del nostro benedetto Paese, rinuncia ad un bel gruzzolo. Un uomo di cui non ci dimenticheremo mai. Il suo gesto mi ha riportato alla memoria la differenza storico-filosofica della contrapposizione marchiana tra Socrate e i Sofisti. Il primo aiutava i suoi concittadini ateniesi a riflettere su se stessi e sulle proprie risorse interiori, li aiutava mettere al mondo le idee, quelle alte, quelle che li avrebbero resi liberi dagli stereotipi e quindi uomini e cittadini migliori. Egli era un maieuta, aiutava il parto delle idee da non confondere con le opinioni e per tutto questo lavoro duro e che richiedeva molta pazienza non percepiva alcun compenso, al suo sostentamento ci pensavano amici e personaggi illustri felici di appoggiare un simile uomo, un illustre cittadino desideroso di far crescere e fiorire la democrazia. In un'altra piazza andavano in scena altri personaggi, i Sofisti, filosofi prezzolati, si facevano pagare per i loro discorsi, essi insegnavano la sapienza, un sapienza teorica e pratica utile per aver successo in politica. Insegnavano l'arte della retorica e della capacità di convincere l'interlocutore con abilità dialettiche studiate a tavolino. Il più grande e longevo fu Gorgia da Lentini il quale, circa la amorale dell'uomo, non si faceva troppi scrupoli e sosteneva che non esistono valori e principi di comportamento ma che ognuno dovrà reagire alla situazione in cui si trova. Il comportamento di ognuno varierà a seconda del soggetto, della sua età, della sua cultura, delle circostanze... insomma le scuse per fare quello che più aggrada erano servite su di un piatto d'argento e con l'abilità di circuire chi ascoltava si poteva ottenere successo. La differenza tra i Socrate ed i Sofisti era evidente, i primi erano alla continua ricerca della Verità, i secondi erano interessati solo ai guadagni. In conclusione direi che abbiamo bisogno di seguaci di Socrate di cui Mario Draghi, con l'ultima mossa, si è mostrato degno rappresentate.
Maria Giovanna Farina (Il Mattino di Foggia, 14 maggio 2021) |