Intervista al filosofo Maurizio Balistreri,

docente di Filosofia Morale all'Università di Torino


Il suo ultimo libro Il futuro della riproduzione umana (ed. Fandango) mi ha dato lo spunto per qualche domanda...




È legittimo avere bambini usando le nuove tecnologie? Nel senso di tecniche non naturali?

Diciamo subito che quasi sempre aggettivi come “innaturale” o “contronatura” vengono buttati lì per denigrare piuttosto che come argomenti per un’analisi e una riflessione rigorose dei problemi. Va considerato, poi, che non è affatto così evidente che le nuove tecnologie riproduttive non siano naturali. Le nuove tecnologie aprono nuovissimi scenari, ma sono comunque espressione della nostra creatività e della nostra capacità “naturale” di trovare soluzioni originali alle difficoltà che incontriamo. La distinzione tra “ciò che è naturale” e “ciò che non lo è” non è una mera e semplice materia di fatto, ma una questione filosofica complessa. Inoltre, la percezione di “ciò che è naturale” cambia nel tempo, di pari passo, con la nostra capacità di abituarci e acquistare familiarità con le novità. Ammettiamo, comunque, per ipotesi che si possa sostenere le nuove tecnologie siano innaturali. Anche in questo caso non potremmo concludere che allora sarebbe irresponsabile utilizzarle. Altrimenti dovremmo considerare inaccettabile, a prescindere dalle conseguenze, la maggior parte dei trattamenti medici o farmacologici che non sono più naturali delle tecnologie riproduttive. Non soltanto una cosa innaturale può essere buona, ma ciò che è naturale non è di per sé buono: sono tantissime le cose che noi consideriamo negativamente anche se accadono naturalmente, dalle malattie all’invecchiamento, dagli incidenti di ogni giorno alle catastrofi ambientali. Il punto interessante oggi è che nel prossimo futuro la riproduzione attraverso le nuove tecnologie potrebbe diventare molto più sicura per chi viene al mondo della riproduzione sessuale o naturale. Questo significa che un giorno la riproduzione sessuale potrebbe essere scelta soltanto da quelle persone che rifiutano le nuove tecnologie e vogliono continuare a riprodursi nella maniera tradizionale. Le altre, invece, avranno i figli grazie alle nuove tecnologie riproduttive e in questo modo potranno non soltanto selezionare gli embrioni che presentano la migliore dotazione genetica, ma potranno anche assicurare a chi nascerà interventi in grado di potenziare le loro capacità e disposizioni. Una volta, per altro, che i vantaggi della riproduzione assistita, non soltanto per le persone che nascono ma anche per la società, diventeranno evidenti, la riproduzione sessuale potrebbe appare una pratica sempre più pericolosa e ingiustificata ed, alla fine, essere vietata dalle società più liberali.


Qual'è la differenza di approccio tra visione laica e religiosa?

È una questione complessa, perché la risposta dipende dalla religione che vogliamo considerare. Comunque, la visione laica è caratterizzata dalla convinzione che non esiste un tribunale superiore alla ragione: che ogni questione deve essere affrontata e discussa soltanto con lo strumento della ragione e che soltanto razionalmente si possa stabilire cosa è moralmente accettabile e cosa non lo è. Le visioni religiose, invece, spesso stabiliscono cosa è giusto e cosa è sbagliato facendo riferimento ad una presunte volontà di un essere superiore che soltanto poche persone sarebbero in grado di interpretare. Inoltre, per un’etica laica la vita è importante, ma ancora più importante è la qualità della vita. Per una visione religiosa, invece, spesso la vita è sacra perché donata da un essere superiore e, di conseguenza, avremmo il dovere di preservarla anche quando diventa insopportabile e piena di sofferenze. C’è, poi, spesso una diversa valutazione della tecnica e delle tecnologie: le etiche religiose spesso sostengono che esistono dei limiti naturali che ogni persona responsabile dovrebbe rispettare. Per la visione laica, invece, è giusto intervenire sulla natura se possiamo aspettarci conseguenze positive.


La riproduzione per clonazione ha sempre destato molti disappunti, ci puoi spiegare come mai?

Non è più fantascienza pensare che in futuro potrebbe nascere il primo bambino concepito per clonazione. La clonazione riproduttiva presenta ancora molti problemi, ma con il passare del tempo la tecnica si sta perfezionando ed è possibile che un giorno possa diventare affidabile e sicura. La maggiore preoccupazione è che il bambino clonato avrà un’esistenza che altri hanno già vissuto, in quanto avrà lo stesso patrimonio genetico della persona che sceglie di riprodursi per clonazione. Tuttavia, la clonazione non è in grado di riprodurre il carattere e l’identità delle persone, in quanto noi non siamo soltanto il nostro codice genetico ma anche l’ambiente e il contesto in cui viviamo. Come i gemelli di Einstein potrebbero oggi mostrarsi più interessati all’automobilismo che allo studio della matematica e della fisica. Allo stesso modo è possibile che il clone di uno sportivo non abbia alcuna disposizione per lo sport e che il clone di un musicista non abbia “orecchio” per la musica. L’esperienza, pertanto, insegnerebbe presto che i bambini clonati saranno diversi dai donatori delle cellule somatiche e che, pertanto, non è possibile duplicare le persone riproducendo il loro genoma. In breve tempo, cioè, risulterebbe chiaro che la clonazione non può servire a produrre esemplari di persone già note, ma essere utile soltanto andare incontro al desiderio di avere un figlio biologico. C’è da aggiungere, per altro, che il clone sarà diverso, non soltanto psicologicamente, ma anche fisicamente dal genitore, perché avrà una sua vita con abitudini e stili di vita originali e senza precedenti. Il clone di uno sportivo, ad esempio, scegliendo una professione intellettuale, avrà una costituzione fisica che non sarà paragonabile a quella di chi deve esercitare abitualmente il suo corpo. Inoltre, il clone di una persona brutta può essere bello, mentre il clone di una persona bella poco piacente. Un problema diverso, inoltre, viene sollevato da coloro che ritengono che la persona clonata possa vivere, all’interno della famiglia, una situazione di estrema confusione, in quanto avrebbe davanti a sé una persona che avendo il suo stesso patrimonio genetico, può sembrare anche il proprio gemello. In realtà, il timore che la nascita per clonazione possa produrre nella persona clonata una confusione nella percezione dei ruoli genitoriali appare più legata a un’incapacità di confrontarsi e prendere atto delle nuove modalità del nascere che con una reale possibilità che il bambino clonato identifichi il genitore con il gemello. Il genitore della persona che viene al mondo per clonazione sarà la persona che decide di riprodursi a partire dalle proprie cellule somatiche o, eventualmente, da quelle di un’altra persona. È, infatti, la scelta di avere un figlio e, insieme a questa, la disponibilità a prendersi cura della persona che nascerà che rende una persona il genitore di chi verrà al mondo.


Un altro tema molto attuale che hai trattato è quel del venire al mondo con tre genitori biologici, cosa vuol dire?

Nel prossimo futuro non soltanto potremmo essere in grado di avere un figlio da soli, ma potremmo anche avere la tecnologia che permette di avere un figlio biologico con più persone. Negli ultimi mesi si è discusso molto della tecnica che corregge il patrimonio genetico dell’embrione con il DNA mitocondriale: nel libro discuto la possibilità che il concepimento dell’embrione possa avvenire a partire da un progetto condiviso di più persone ognuna delle quali trasmette parte del suo genoma al nascituro. Anche in questo caso si potrebbe avere l’impressione di avere a che fare con un’idea bizzarra. Ma la genitorialità condivisa tra più persona potrebbe essere la soluzione più ragionevole per affrontare la questione della crescita della popolazione mondiale e per limitare i danni all’ambiente derivanti da un consumo sempre maggiore e poco attento delle risorse non rinnovabili del pianeta. Va considerato, poi, che per il bambino che viene al mondo potrebbe essere vantaggioso avere più di due genitori biologici, perché in questo modo potrebbe avere una molteplicità di punti di riferimento che potrebbero contribuire, in vario modo e non soltanto geneticamente, alla sua crescita. I maggiori rischi connessi alla genitorialità multipla sono legati alla possibilità che emergano tra le persone problemi che impediscano di portare avanti la crescita della nuova persona in maniera armonica. Quello che sappiamo può accadere nel rapporto tra due persone, può ugualmente accadere nelle relazioni che coinvolgono un numero maggiore di persone. Tuttavia, non possiamo escludere, che le persone che fanno scelte di questo tipo siano, poi, in grado di vivere anche eventuali problemi che nascono all’interno delle loro relazioni di gruppo senza compromettere il benessere del proprio figlio. È, comunque, un fatto che nei prossimi anni, con l’avanzare dello sviluppo scientifico e tecnologico, la questione della genitorialità multipla diventerà uno dei temi centrali della riflessione bioetica.


Come tu sottolinei, noi esseri umani siamo immersi e viviamo a tutti i livelli con la tecnologia. Secondo te le tecniche di fecondazione potranno diventare qualcosa di moralmente non più discutibile e se sì in che termini?

Il punto è che siamo così immersi nella tecnologia e nel nostro presente che dimentichiamo di vivere una condizione nuova che le generazioni passate non potevano nemmeno lontanamente immaginare. Ogni generazione, poi, pensa di essere arrivata alla fine della storia, ma ci saranno progressi importanti anche dopo la nostra morte e le generazioni future vivranno una realtà completamente nuova. Ci vuole naturalmente tempo per fare i conti con le novità ed abituarsi, ad esempio, al fatto che in futuro saremo in grado di avere un figlio a partire dalle nostre cellule somatiche e che, di conseguenza, per avere un figlio, non avremo più bisogno di fecondare una cellula uovo con uno spermatozoo. E ci vorrà naturalmente tempo per abituarsi al fatto che ci si potrà riprodurre anche da soli, o che più persone potranno riprodursi insieme o che persone dello stesso potranno avere figli biologici. Ma saremo, piano piano, in grado di adattarci a questa nuova realtà che si sta affacciando all’orizzonte e, a quel punto, quello che oggi sembra assai bizzarro apparirà del tutto naturale e normale. In passato è successo la stessa cosa con le tecniche di riproduzione assistita di prima generazione. Alla fine degli anni Sessanta le persone erano spaventate dalle nuove tecniche riproduttive e ritenevano la fecondazione in vitro, per principio, incompatibile con la nostra umanità. Poi, nel giro di pochi anni, l’atteggiamento generale nei confronti della riproduzione assistita è completamente cambiato ed oggi la riproduzione assistita è una delle opzioni per chi vuole un figlio. Per questo prevedo che ci saranno persone che nasceranno per clonazione, altre invece saranno il risultato di interventi di partenogenesi o di divisione embrionale, altri ancora che verranno concepite con gameti (spermatozoi e cellule uovo) ottenuti trasformando le cellule somatiche in cellule staminali. E forse molte persone che vorranno avere un figlio non dovranno più sostenere una gravidanza e, alla fine, un parto, ma potranno lasciare sviluppare i propri embrioni in uteri artificiali.


Il corpo della donna non diventa un mero oggetto riproduttivo?

In passato parte del mondo femminista ha avuto una posizione di principio contro le nuove tecnologie riproduttive. La diffidenza nei confronti delle biotecnologie nasceva dalla preoccupazione che le nuove tecnologie avrebbero potuto allontanare le donne, una volta e per sempre, da una loro presunta condizione naturale di autenticità legata al concepire e mettere al mondo bambini. Le conseguenze più negative per le donne non sarebbero, comunque, tanto il disciplinamento della maternità e della nascita che la medicina e la scienza produrrebbero, quanto piuttosto l’asservimento completo del loro corpo alle volontà riproduttive degli uomini, che, infatti, userebbero le cliniche per la fecondazione assistita come bordelli riproduttivi per sfruttare le donne e costringerle a riprodursi sempre e ovunque. Diciamo subito che l’esperienza degli ultimi decenni mostra ampiamente che la riproduzione assistita ha permesso alle donne che vogliono riprodursi di avere maggiori possibilità di avere un figlio. Naturalmente le donne possono anche decidere di non riprodursi, ma se desiderano farlo e non possono o vogliono rimanere incinta sessualmente, la riproduzione assistita offre loro una valida alternativa. Per altro, le tecnologie riproduttive del futuro permetteranno alle donne di riprodursi anche dopo la menopausa e senza bisogno di congelare precedentemente le loro cellule uovo, in quanto diventerà possibile trasformare qualsiasi cellula del loro corpo in spermatozoi o cellule uovo.

Le nuove tecnologie, inoltre, e in particolare lo sviluppo dell’utero artificiale potrebbero liberare le donne che vogliono avere un figlio dalla necessità di portare avanti una gravidanza e, poi, partorire. Lo sviluppo di queste nuove tecnologie solleva numerose e importanti questioni morali intorno alle quali è molto probabile che si incentrerà il dibattito bioetico e di filosofia morale dei prossimi decenni.

Tuttavia, non si può affermare che il progresso tecnologico, in particolare dell’ambito della riproduzione, abbia messo in pericolo l’autonomia delle donne o ridotto le donne a macchine riproduttive. Le donne sono capaci di scegliere e di decidere in maniera responsabile se avere un figlio oppure no, se provare ad averlo sessualmente o scegliere di ricorrere alla riproduzione assistita. Se c’è il rischio di abusi, questo può essere minimizzato con l’adozione di misure politiche appropriate.


Maria Giovanna Farina


(ottobre 2016 - Tutti i diritti riservati©)





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